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    2050: avremo sufficienti risorse idriche?

    Nel 2050 metà della popolazione mondiale potrebbe vivere in aree con una disponibilità di risorse idriche esigua, perlomeno una volta all’anno. Esperti e analisti stanno ragionando sulle possibili soluzioni. Due strade da percorrere potrebbero essere quella della valorizzazione dei metodi di raccolta in agricoltura e della conservazione naturale.

    L’acqua, una risorsa limitata: l’allarme dell’Unesco

    Le risorse idriche potrebbero scarseggiare per ben cinque miliardi di persone nel mondo entro i prossimi trent’anni. È il possibile scenario che emerge dal Rapporto mondiale 2018 sullo Sviluppo delle Risorse Idriche, pubblicato dall’Unesco e dal Programma UN Water delle Nazioni Unite, alla vigilia della Giornata Mondiale dell’Acqua. Attualmente l’acqua è una risorsa limitata per già 3,6 miliardi di persone, per almeno un mese all’anno. Questa cifra potrebbe addirittura triplicare nelle prossime tre decadi. Parallelamente, infatti, la domanda idrica è destinata a crescere: negli ultimi 100 anni questa ha registrato un incremento pari a sei volte; tale crescita aumenta ulteriormente ogni anno di circa l’1%.

    I cambiamenti climatici: lo scenario in atto

    Nel report mondiale dell’Unesco e del programma Un Water dell’Onu s’ipotizza che il problema della scarsità delle risorse idriche potrebbe essere contrastato adoperando tecniche agricole naturali per intrappolare l’acqua nel suolo, nelle paludi e nella vegetazione. Tuttavia, simili progetti green, da soli, non riuscirebbero a risolvere situazioni critiche aggravate legate alla sovrappopolazione e ai cambiamenti climatici in atto. Occorre agire creando sinergie virtuose. Un esempio è lo sfruttamento delle fonti rinnovabili nel fotovoltaico residenziale e industriale, nell’eolico e nell’idroelettrico con impianti sostenibili capaci di  ottimizzare le risorse a disposizione, evitando gli sprechi.

    Come le istituzioni mondiali gestiscono la crisi idrica

    Il rapporto citato include anche alcuni casi virtuosi di gestione delle scarse risorse idriche a disposizione. Per esempio, alcuni villaggi colpiti dalla siccità nel Rajastan indiano e nel bacino giordano di Zarqa hanno ottenuto validi riscontri, grazie alla realizzazione di piccole strutture per la raccolta di acqua piovana o pratiche di preservazione del terreno. Invece, per contrastare la crisi idrica, il governo cinese ha pianificato la creazione di 16 “città-spugne”, che entro la fine del prossimo triennio dovrebbero riuscire a riciclare il 70% dell’acqua piovana grazie a una migliore permeabilità del suolo e al ripristino di paludi adiacenti.

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